Se intendiamo il corpo da un punto di vista anatomico, lo possiamo osservare come l’insieme di sistemi che concorrono al funzionamento armonico dell’intero organismo allo scopo di mantenerne la vitalità. Sappiamo però che nel corpo di un essere umano c’è molto di più. Se osserviamo in modo particolare il sistema nervoso, ci rendiamo conto della sua complessità e di quanto sia perfettamente calibrato per interagire con l’ambiente che lo circonda in modo dinamico. Infatti il sistema nervoso, connesso a tutti gli altri sistemi del corpo, ci permette di ricevere continuamente informazioni che, come in un computer, vengono elaborate per creare una risposta sempre più efficace.

In questo meccanismo il corpo e il movimento hanno un ruolo molto importante che non si limita all’agire sull’ambiente materiale, ma che raggiunge tutte le funzioni del sistema nervoso e del corpo. Basti pensare ai primissimi momenti di vita del bambino che, non ancora in grado di compiere azioni con uno scopo pensato, ha già tutti gli strumenti corporei necessari a creare un legame affettivo che primariamente si stabilisce attraverso quello che Ajuriaguerra definisce  “dialogo tonico”. Esso costituisce una primissima forma di interazione con l’ambiente basata sui soli stati di tensione e rilassamento del corpo, attraverso i quali si instaura una forma di comunicazione genitore-bambino che veicola i messaggi di benessere o malessere del neonato. Ecco quindi che il “movimento” del corpo produce un’informazione che, accolta dal genitore, provoca una risposta che verrà ricordata dal corpo del bambino per un successivo momento simile. Con lo sviluppo, il bambino inizia a poter compiere azioni sempre più consapevoli che provocano degli effetti percepibili sull’ambiente che posso essere più o meno interessanti. Inizialmente, dato lo scarso controllo motorio per la scarsa maturità del lattante, gli effetti saranno prodotti casualmente ma l’interesse suscitato nel bambino lo porta a sperimentare e migliorare il proprio movimento per ricreare quell’effetto. Questi, che sono definiti da Piaget “reazioni circolari”, sono i primi momenti di interazione con l’ambiente materiale ma anche affettivo e questi sono i momenti che inscrivono nella mente del bambino le sue prime conoscenze del mondo. Sperimentandosi in questo modo, il bambino comprende che gli oggetti sferici possono rotolare, che piegando le gambe si possono raggiungere oggetti che si trovano più in basso, che gli oggetti possono essere duri o morbidi ma anche che mamma e papà sono contenti quando gli si sorride o che si arrabbiano quando si lanciano oggetti delicati. Questo continuo interscambio di informazioni permette al bambino di conoscere il proprio corpo e il mondo materiale e affettivo sviluppando le proprie capacità sulla base dei continui feedback ricevuti.

Si spiega quindi l’importanza, soprattutto nei primi anni di vita, della sperimentazione libera del movimento unita però alla presenza di rinforzi (soprattutto da parte dell’adulto) pensati e organizzati in modo da aiutare il bambino a cogliere tutto ciò che c’è di buono nelle sue scoperte di Sé e del mondo.

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