Nello sviluppo infantile è di fondamentale importanza l’attività del gioco che costituisce un contenitore nel quale mettere alla prova tutte le proprie abilità acquisite sul piano motorio, cognitivo, sociale ed emotivo. Esso è infatti una cornice caratterizzata da un equilibrio precario tra realtà e finzione, attraverso la quale il bambino può spingersi oltre i limiti del possibile senza doversi preoccupare delle conseguenze delle sue azioni e nella quale può allenare le capacità già acquisite senza la paura del giudizio.
Dato che le competenze psicomotorie vengono acquisite secondo tappe evolutive, anche il gioco segue delle tappe molto simili a quelle della crescita. Per questo motivo un bambino molto piccolo tenderà a giocare usando maggiormente il corpo (nella fase chiamata del gioco senso-motorio); man mano che diventa abile a usare le proprie capacità mentali e rappresentative inizia a rendere l’attività ludica un luogo di storie e trasformazioni. Quest’ultima fase viene ricondotta al gioco simbolico nel quale l’infante (a partire circa dai 24 mesi), in grado di rappresentarsi mentalmente la realtà e di riprodurla variandone anche le caratteristiche, inserisce elementi di fantasia e cambiamenti di ruolo.
I travestimenti fanno parte di questo tipo di gioco e descrivono la voglia del bambino di provare diverse identità, ciascuna rappresentativa di una parte di sé stesso e del suo contesto di vita, per meglio affermare la propria identità. Tramite la finzione il bimbo può sperimentare diversi modi di essere, anche quelli più “cattivi”, senza che essi abbiano una qualche ripercussione reale sugli altri: potrà quindi decidere di diventare un leone che mangia gli altri bimbi o ruba loro il cibo per provare o sfogare l’aggressività e la trasgressione, oppure si trasformerà in un dottore che cura per comprendere meglio il significato di empatia e di aiuto reciproco. Ogni ruolo giocato avrà lo scopo di favorire la comprensione degli aspetti positivi e negativi dei diversi modi di essere e di scegliere quello più adatto a sé o alle situazioni.
La possibilità di “indossare vestiti diversi” ha anche una forte funzione sociale perché permette di esplorare diversi schemi e regole comportamentali che possono far parte del contesto di vita e più frequentemente del contesto familiare. L’utilizzo del gioco simbolico e di altre attività rappresentative permettono al bambino di sperimentare i ruoli che assumono i genitori nei suoi confronti e nel rapporto tra di loro. Uno dei giochi più utilizzati è proprio quello della casa con l’assunzione del ruolo della mamma o del figlio, riportando in un contesto ludico le dinamiche che caratterizzano la quotidianità del rapporto con i propri genitori. Tali ruoli (e tutti quelli assumibili) si inseriscono anche come regolatori dei rapporti tra pari, mettendo alla prova le dinamiche di condivisione, empatia, leadership e comunicazione.
Il gioco simbolico è anche un veicolo utile all’elaborazione delle emozioni proprio per il fatto che il bambino può creare, accompagnato magari dall’adulto, situazioni che hanno portato in lui forti turbamenti trovando però soluzioni in un contesto che ricrea le emozioni provate senza che esse prendano il sopravvento. Tali soluzioni potrebbero successivamente diventare modalità di reazione emotiva nella realtà quotidiana.
In ogni sua forma il gioco è una palestra di apprendimenti utile ad allenare quelli già ottenuti e ad accoglierne di nuovi con grande facilità proprio per il piacere ludico di cui si caratterizza, che rende più veloce ogni acquisizione.