Parlano con noi...
Buongiorno Alessandra, Ho trovato particolarmente calzante il suo esempio sul supermercato: è un momento di vita necessario alla nostra sopravvivenza, che comunque rischia di metterci in pericolo a livello di contagio.. eppure adottiamo delle precauzioni e procuriamo cibo per la nostra famiglia.
Allo stesso modo credo che se noi educatrici, ed a maggior ragione noi titolari e gestrici, abbiamo a cuore anche solo un minimo il valore dei nostri nidi per i nostri bambini allora sappiamo quanto siamo fondamentali soprattutto per i bambini stessi al fine di guidarli fuori da questi mesi in cui sono stati totalmente dimenticati.
E se abbiamo ben chiaro questo immenso valore, allora dovremmo essere più che pronte ad indossare mascherina e guanti per accogliere nuovamente i nostri piccoli.
In più aggiungo che, se guardiamo anche al passato, noi educatrici siamo sempre state esposte ad ogni tipo di pestilenza o quasi … ci hanno passato malattie infettive, herpes, gastroenteriti fulminanti a dir poco, raffreddori a non finire e placche in gola..
Certo, questo virus è indubbiamente peggiore di tutto questo, ma sinceramente sarei più preoccupata se lavorassi o se gestissi una attività con un pubblico adulto … distanze nonostante.
Buongiorno a tutti
In questa situazione paradossale che stiamo vivendo ove si è pensato a riaprire le palestre, con tutta l’ammirazione e il rispetto per chi le frequenta, mi conforta che oggi tutti gli organi di stampa ne parlino, efficace la prima pagina di Repubblica (che vi ho inviato). La mia soddisfazione (spero non solo mia) è vedere gli addetti ai lavori (in queste foto) che combattono per la riapertura e compensano il rammarico provato nell’aver sentito invece tanti operatori della scuola di ogni tipo e grado (Insegnati, Coordinatori, Educatori etc etc) che la pensano esattamente in maniera opposta. A questi dico e se avessero ragionato allo stesso modo dottori, infermieri, il personale della catena alimentare, (le povere cassiere) gli operatori nelle ambulanze, che fine avremmo fatto? Questa riflessione ad alta voce nella speranza che queste fotografie possano essere l’inizio non di una vittoria ma l’affermarsi di un diritto, di tutti questi bambini che sono stati accantonati.